Scoutismo, gossip e disinformazione

Ricevo dal buon Fernando, e non posso che pubblicare immediatamente. Sono, rispettivamente, un articolo apparso su "Virgilio Cronaca" lunedì 17 Marzo 2008, e la pronta risposta di Capo Scout e Capo Guida.

L’articolo:

 

Cambiano i tempi e cambiano anche gli scout. Sotto la divisa contraddistinta dal fazzoletto annodato batte un cuore più trasgressivo di quello che ci si potrebbe aspettare. Una nuova ricerca ha permesso di scoprire che l’immagine del ragazzino “perbene” tutto casa e chiesa è ormai uno stereotipo datato. Lupetti, esploratori e rover del terzo millennio sono credenti, ma al tempo stesso non disdegnano tradimento e sesso prematrimoniale, tollerano le droghe leggere e non si oppongono all’aborto. La loro unica certezza? La famiglia.

L’inaspettato quadro è stato delineato grazie a una ricerca promossa dalla Federazione italiana scautismo con il sostegno della Provincia di Firenze e realizzata dall’Istituto degli Innocenti. A essere preso in considerazione un campione di 2500 scout di età compresa tra 16 e 21 anni provenienti da 25 paesi europei e riunitosi durante il raduno internazionale Roverway che si è svolto a Firenze nel 2006.
Si diventa scout per mettersi alla prova, per stare insieme e per essere servizievole verso il prossimo. Quasi il 50% del campione é credente, l’81% cattolico.

Nove su dieci accettano il sesso prematrimoniale, più del 42% non esclude di poter avere rapporti con una persona sposata, mentre tradire il proprio partner è una scelta che potrebbe capitare a un terzo degli intervistati. Quattro su dieci non stigmatizzano il ricorso all’aborto. Per l’80% è poi possibile ubriacarsi e uno su due non esclude che potrebbe “farsi una canna”.

L’atteggiamento particolarmente libertino non deve stupire più di tanto perché, come spiega Chiara Sapigni, presidente della Federazione italiana scautismo “gli scout non sono una nicchia, ma sono figli del nostro tempo e condividono le stesse fragilità e il minor rispetto delle regole di chi scout non è”.

Per quanto riguarda il loro rapporto con società ed istituzioni, gli scout europei hanno detto di sentirsi legati alla loro nazione ed alla rispettiva città di provenienza, ma rimangono delusi dalla politica e dai politici. Un intervistato su tre ha dichiarato di non aver fiducia nei partiti. La famiglia é invece un punto di riferimento saldo per il 70%.

Gli scout sono anche al passo con i tempi: tra gli intervistati è emerso che, l’86% per cento possiede cellulare e pc, il 44% vorrebbe una macchina, il 40% esce da casa solo una volta la settimana ed il 44% legge il giornale tutti i giorni. Quasi tutti hanno cellulare e pc, oltre il 70% possiede dvd e videoregistratori.
Ne è quindi passata di acqua sotto i ponti da quando, il primo agosto del 1907, lord
Baden Powell, sull’isola inglese di Brownsea, apriva il primo campo scout della storia, dando il via alla nascita del movimento che nel corso di questo primo secolo di vita si è diffuso in oltre 200 paesi e conta oggi circa 38 milioni di membri (180 mila in Italia). Ciò che si proponeva Baden-Powell e che si propone tuttora lo scoutismo è di formare dei buoni cittadini, ovvero persone in grado di lasciare il mondo  migliore di come lo hanno trovato.

Ed ecco la pronta risposta del Capo Scout e della Capo Guida, in cui ho ritenuto opportuno evidenziare alcune frasi:

 

Forse qualcuno di voi, aprendo il giornale domenica mattina, è rimasto sorpreso per quanto vi ha trovato, riferito allo Scautismo. Per questa ragione e per fare chiarezza, riteniamo opportuno non lasciare cadere ciò che è accaduto senza esprimere alcune riflessioni nei confronti di un approccio da parte dei mass media che riteniamo fuorviante e non adeguato ad affrontare problematiche educative.

Sabato 15 marzo scorso è stata presentata a Firenze un’indagine conoscitiva sui rover e scolte partecipanti al Roverway 2006, promossa dalla Provincia di Firenze e dalla FIS e realizzata dall’Istituto degli Innocenti, il quale ha provveduto successivamente all’elaborazione dei risultati ottenuti.

L’indagine ha coinvolto 2522 partecipanti al Roverway, provenienti da 39 Associazioni scout nazionali, rappresentative di 25 paesi. Di questi 2552 intervistati, 1149 erano italiani e di questi 851 appartenenti all’AGESCI (33% del totale).

L’indagine analizza sette specifiche tematiche: esperienza scout, religiosità e spiritualità, etica e legalità, partecipazione sociale e fiducia nelle istituzioni, consumi e stili di vita, cittadinanza europea, futuro.
Dall’analisi dei dati raccolti, che comunque non rappresentano un campione significativo dello Scautismo europeo, emerge un quadro assai variegato che conferma, se ce ne fosse ancora bisogno, la complessità e le contraddizioni della realtà giovanile europea e mette in luce aspetti che interpellano le Associazioni scout riguardo la loro capacità di proposta di modelli e valori.

In particolare, la presenza di risultati "critici" in ambiti che possiamo definire sensibili quali, ad esempio, le risposte date al quesito "pensi che ti potrebbe capitare di…" oppure al quesito "indica il tuo grado di fiducia", hanno offerto l’occasione ad alcuni giornali e telegiornali di scatenare, domenica mattina 16 marzo, un attacco allo Scautismo con titoli e sottotitoli di sicuro impatto quali "Sesso, hashish e aborto: ricerca choc sui nuovi scout" e "Il tramonto della purezza" (La Stampa) oppure "Anche gli scout cambiano: la trasgressione non è tabù" (Corriere della Sera).

"Ovviamente", quasi tutti i servizi hanno preso a riferimento lo Scautismo cattolico AGESCI, sia nei contenuti degli articoli che nelle immagini, mettendo peraltro in scarsa evidenza l’ambito europeo della ricerca.
Questo approccio giornalistico, che ripercorre modalità scandalistiche, ci lascia particolarmente perplessi per diverse ragioni che vorremmo segnalare:

  • Innanzitutto è evidente l’intento strumentale dei redattori di spostare le problematicità emerse dalla ricerca (25 nazioni, 29 associazioni scout!, ma solo 2500 interviste!!) da un ambito europeo ad un livello "domestico" AGESCI, con l’obiettivo di sollevare perplessità e dubbi sulla coerenza della proposta educativa dell’Associazione rispetto alla sua appartenenza ecclesiale.
  • La modalità adottata di presentare i risultati della ricerca come un gossip esplosivo, è assolutamente fuori luogo, quando si tratta di un ambito educativo che per sua caratteristica ha bisogno di pacatezza e di equilibrio nella trattazione e nell’approfondimento.
  • L’impegno educativo dello Scautismo si pone l’obiettivo di sviluppare nei ragazzi valori e riferimenti che spesso sono agli antipodi dei messaggi che gli stessi ragazzi ricevono quotidianamente ed il risultato di tale lavoro non sempre è rilevabile nel breve termine.
  • Peraltro, messaggi come quelli pubblicati di certo non aiutano la dedizione e la passione di migliaia di capi educatori impegnati a formare i ragazzi loro affidati da tantissime famiglie.
  • Gli articoli evidenziano solo marginalmente gli aspetti positivi emersi dalla ricerca, quali la fiducia che i giovani scout europei hanno nella famiglia (gradimento pari a 6,30 su 7), nei propri capi scout (5,79 su 7) oppure ancora le risposte prevalenti alla domanda "Immagina la tua vita da adulto. Cosa farai?" a cui i ragazzi rispondono: "farò un lavoro che mi realizzi professionalmente" (65,9%), "avrò dei figli" (60,2%), "mi sposerò" (52,7%). E solo il 25,1% punta ad un lavoro "che mi darà tanti soldi". Tutti valori percentuali che consideriamo particolarmente positivi.

E’ evidente che la nostra missione è quella di migliorare continuamente la qualità del nostro lavoro educativo, che vorremmo trovasse riscontri diversi da quelli emersi dall’indagine dell’Istituto degli Innocenti, ma ci sembra assolutamente fuori luogo l’azione di disinformazione che vuole tratteggiare lo Scautismo come luogo di trasgressione, quasi a dire con soddisfazione: "finalmente abbiamo scoperto che gli scout non sono perfetti"!

I ragazzi che entrano negli scout non sono il frutto di una cernita e di un reclutamento che sceglie esclusivamente ragazzi perfetti e di valori "provati". I nostri iscritti sono figli del nostro tempo, con tutti i pro ed i contro che li contraddistinguono. Anzi, spesso la nostra azione si rivolge a giovani che vivono in realtà difficili e di forte marginalità sociale, con tutte le problematicità del caso. Ed anche nelle realtà più benestanti, le problematiche educative ed i messaggi sociali che interessano i nostri ragazzi non aiutano di certo il nostro modello educativo.

Vorremmo anche ribadire con forza che l’obiettivo della nostra missione educativa rimane quello di far crescere i ragazzi, responsabilizzarli, educarli al rispetto del proprio corpo, degli altri, dell’ambiente, aiutandoli a vivere un’esperienza di fede e rafforzando la coscienza di servire e di impegnarsi nella propria realtà.
Un impegno educativo fatto con pazienza, fiducia e coraggio.

Ai mass media non chiediamo tanto, chiediamo solo attenzione e rispetto verso chi ha scelto di impegnarsi nell’educazione!
Concludiamo, confermando che siamo coscienti del fatto che andare controcorrente oggi sia molto difficile, ma sempre di più necessario, ed è per questo che crediamo che quanto emerso dalla ricerca dell’Istituto Degli Innocenti possa e debba diventare per l’Associazione tutta un’occasione di riflessione serena ed equilibrata del nostro agire, in particolare in Branca R/S e nelle nostre Comunità Capi.


La Capo Guida Il Capo Scout

Dina Tufano Eugenio Garavini

Roma, 16 marzo 2008

[techtags: AGESCI, scoutismo, gossip, disinformazione, RoverWay, indagine, Istituto degli Innocenti]